Oro fisico supera i 4200$, Fed, dedollarizzazione e Prospettive a Lungo Termine

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L’oro consolida il suo ruolo di asset rifugio per eccellenza. Dopo mesi di progressione costante, il prezzo spot del metallo prezioso ha abbondantemente oltrepassato la soglia dei 4.200 dollari l’oncia, toccando nuovamente massimi storici e segnando un rialzo di oltre il 60 % da inizio anno. Secondo gli analisti di ANZ Bank, la traiettoria resta impostata al rialzo, con target a 4.400 dollari entro fine 2025 e un possibile picco a 4.600 dollari nella prima metà del 2026. A conferma della tendenza, anche i futures sull’oro quotati al COMEX hanno registrato un incremento dell’1,2 % nelle ultime sedute, mentre il dollaro statunitense ha perso terreno contro il paniere delle principali valute.

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Oro Fisico, nuove vette e prospettive per il 2026

L’attuale corsa dell’oro si fonda su un mix di fattori macroeconomici che ne sostengono la domanda strutturale. La Federal Reserve ha lasciato intendere una possibile svolta verso una politica più accomodante, con tagli ai tassi attesi a partire dal primo trimestre del 2026. I rendimenti reali dei Treasury decennali si sono ridotti di oltre 40 punti base negli ultimi due mesi, una dinamica che storicamente rafforza la performance del metallo giallo, il quale non offre cedola ma preserva valore in contesti di inflazione latente e tassi in discesa.

Sul fronte geopolitico, la combinazione di tensioni in Medio Oriente, incertezze commerciali tra Stati Uniti e Cina e il rallentamento della crescita globale contribuiscono a mantenere elevata la propensione al “flight to safety”. In queste fasi, l’oro tende a comportarsi come un barometro della fiducia: cresce quando gli investitori percepiscono rischi sistemici o svalutazione delle principali valute fiat.

Un altro elemento determinante è la domanda istituzionale. Secondo i dati del World Gold Council, le banche centrali hanno acquistato oltre 682 tonnellate di oro fisico nel corso dell’anno, il secondo ritmo più alto mai registrato. Cina, Turchia e Polonia figurano tra i maggiori acquirenti, mentre diversi Paesi emergenti continuano a ridurre l’esposizione in dollari in favore dell’oro come riserva di sicurezza. Parallelamente, i flussi verso gli ETF garantiti da oro fisico sono tornati positivi dopo mesi di deflussi, segnale di un rinnovato interesse anche sul fronte retail e istituzionale.

L’oro si conferma quindi bene rifugio per eccellenza:

Oro fisico da investimento, il ritorno alla concretezza

In un mercato dominato da strumenti digitali e asset intangibili, cresce l’attenzione verso la detenzione diretta di oro fisico. Lingotti e monete certificate rappresentano un’alternativa concreta in un periodo caratterizzato da tassi reali compressi e debito pubblico crescente.
Il vantaggio principale del possesso fisico resta l’assenza di rischio di controparte: a differenza degli strumenti derivati, l’investitore non dipende dalla solvibilità di un intermediario. Gli operatori più prudenti considerano l’oro fisico come componente strategica della propria asset allocation, in una quota compresa tra il 5 e il 10 % del portafoglio, destinata a stabilizzare il rendimento reale nel lungo periodo.

Il mercato fisico, tuttavia, presenta anche le sue sfide. Le quotazioni al dettaglio mostrano differenze crescenti rispetto al prezzo spot, con un premio medio del 3-5 % sui lingotti da investimento a causa della domanda elevata. A livello logistico, cresce il ricorso a caveau esteri o a soluzioni di custodia assicurata, con costi annui stimati intorno allo 0,4-1.5 % del valore detenuto.

Prospettive e variabili di rischio

Le previsioni per i prossimi 12-18 mesi restano improntate all’ottimismo. Gli analisti di mercato indicano come scenario base un consolidamento sopra i 4.000 dollari l’oncia, con eventuali correzioni tecniche limitate. Il rapporto oro/dollaro — che misura la sensibilità del metallo ai movimenti valutari — mostra una correlazione inversa stabile intorno a -0,85, segno di una forte reattività alle variazioni del biglietto verde.
Un eventuale rafforzamento del dollaro o un rallentamento delle aspettative di taglio dei tassi potrebbero frenare temporaneamente la spinta rialzista. Al contrario, un’inflazione più persistente o un contesto geopolitico instabile favorirebbero nuovi massimi.

Un aspetto da monitorare riguarda l’equilibrio tra domanda fisica e flussi finanziari. Se l’afflusso di capitale speculativo dovesse aumentare troppo rapidamente, non è esclusa una fase di correzione tecnica, simile a quella registrata nel 2012 dopo il precedente record storico. Tuttavia, il contesto attuale appare più solido, grazie alla maggiore componente istituzionale e alla domanda da parte delle banche centrali, che agisce da fattore stabilizzante.

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Il termometro per la "Temperatura Economica Globale"

L’oro e soprattutto l´oro fisico da investimento si conferma il “termometro” del rischio globale e una delle poche asset class capaci di mantenere valore reale in un’economia caratterizzata da volatilità e indebitamento crescente. L’orientamento più accomodante delle banche centrali, il rallentamento del dollaro e la persistente incertezza geopolitica delineano un quadro favorevole alla prosecuzione del trend rialzista.
Per l’investitore, l’oro fisico non rappresenta una speculazione, ma una strategia di preservazione del capitale. In un sistema finanziario sempre più interconnesso e sensibile agli shock, la solidità intrinseca del metallo giallo continua a offrire ciò che pochi strumenti garantiscono: stabilità, liquidità e indipendenza dal sistema bancario.

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